Il Favismo e l'Anemia Mediterranea

Il favismo è una forma di grave anemia diffusa in Italia
soprattutto nel Sud e nelle isole, causata dall’ingestione di fave ( Vicia
faba
) e di alcuni farmaci. La malattia è in relazione con la mancanza
ereditaria di glucosio 6 fosfato deidrogenasi, un enzima del metabolismo del
glucosio. La carenza di questo enzima può scatenare vere e proprie “crisi
emolitiche” ovvero massicce distruzioni di globuli rossi con conseguente
anemia.
Non è
chiaro come si sviluppi la crisi, ma uno dei fattori scatenanti è proprio
l’ingestione di fave o l’inalazione del loro polline: in particolare, sembra
che l’anemia possa essere collegata alla quantità di una sostanza presente in
questo legume soprattutto quando è crudo o fresco. Per evitare il favismo è
comunque sufficiente eliminare le fave dalla dieta ed evitare i farmaci che
scatenano la crisi. Il favismo è un'anomalia genetica che interessa alcuni
enzimi contenuti nei globuli rossi
. Nota fin
dall'antichità come “malattia delle fave
”, questa patologia, come si evince dalla parola stessa,
comporta l'assoluta necessità di evitare l'assunzione di fave
ed altri
alimenti, come piselli
e verbena
, alcuni farmaci
e sostanze particolari.
Nei
soggetti affetti da favismo si registra un deficit di un enzima, la
glucosio-6-fosfato deidrogenasi
(G6PD): la carenza dell'enzima comporta
gravi conseguenze a livello degli eritrociti (globuli rossi), poiché il G6DP
risulta essenziale per il corretto funzionamento e la sopravvivenza degli
stessi.
Il termine “favismo” risulta però improprio, poiché in alcuni soggetti fabici
la reazione clinica emolitica si può manifestare anche indipendentemente dal
consumo di fave e piselli.
Tuttavia, nella maggior parte dei casi, le persone affette non possono mangiare
questi legumi
; non possono
essere assunte o inalate altre sostanze, come la naftalina e taluni farmaci,
quali analgesici, antipiretici, antimalarici, salicilati
, certi
chemioterapici, chinidina, etc., che possono aggravare la condizione
pre-esistente.
La carenza dell'enzima glucosio-6-fosfato deidrogenasi è la causa scatenante
che provoca emolisi acuta con ittero.
Il soggetto affetto da favismo, dopo 12-48 ore dall'ingestione di piselli, fave o farmaci particolari, manifesta una carnagione giallastra che talvolta tende al verde, le sclere oculari appaiono color giallo intenso , le urine scure . Se il favismo si manifesta in forma grave, il soggetto potrebbe avere un collasso cardiocircolatorio: l' ittero è causato da un'alta concentrazione nel sangue di bilirubina , prodotto catabolico (di scarto) dell' emoglobina contenuta nei globuli rossi. Se l'ittero progredisce, la malattia potrebbe evolvere nella forma più grave di kernittero (encefalopatia bilirubinica: la bilirubina si deposita nel cervello, con conseguente danno cerebrale e possibile ritardo mentale).
Esistono varie forme di favismo e, in base alla gravità, l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) distingue cinque livelli:
- i primi due esprimono una deficienza grave ( anemia emolitica cronica / insufficienza renale acuta ed emolisi ad intermittenza),
- il terzo rappresenta una deficienza lieve (emolisi manifestata solo in caso di contatto con sostanze ossidanti -fave, piselli, farmaci analgesici, naftalina etc.),
- mentre gli ultimi due non comportano nessun effetto clinico pericoloso.
La malattia delle fave è trasmessa ereditariamente con il cromosoma X (come
carattere recessivo connesso al cromosoma sessuale X): per questo motivo i
maschi sono maggiormente colpiti rispetto alle femmine, che in genere sono
portatrici sane.
La carenza dell'enzima G6DP rappresenta una tra le più frequenti carenze
enzimatiche mondiali, considerando che colpisce circa 400 milioni di soggetti:
il 20% delle persone affette è di razza africana, nonostante sia molto diffusa
anche in Grecia, Africa, Asia e in Sardegna. È opportuno ricordare, comunque,
che nella maggioranza dei casi, il favismo resta asintomatico (non presenta
conseguenze per l'organismo).
L'unica cura è la prevenzione: i soggetti affetti devono astenersi
scrupolosamente dall'assunzione di fave e piselli, poiché contengono sostanze
pro-ossidanti nei semi (vicina e convicina); devono essere banditi farmaci
analgesici, antipiretici
, antimalarici,
blu di metilene, naftalene, sulfamidici
, FANS
ed alcuni antibiotici.
Le trasfusioni di sangue, nel caso di una crisi emolitica
acuta, e la dialisi
per soggetti
affetti da insufficienza renali, risultano vitali.
In alcuni casi gravi, la rimozione della milza
potrebbe essere l'unica
soluzione: è proprio a livello della milza, infatti, che i
globuli rossi si distruggono.
La diagnosi attenta e scrupolosa della malattia è essenziale prima di adottare
qualsiasi trattamento: il test diagnostico ricerca l'enzima glucosio-6-fosfato
deidrogenasi all'interno degli eritrociti, evidenziando anche le carenze più
lievi.
La microcitemia è un particolare tipo di anemia congenita (ossia l'individuo
nasce già con questa malattia), dovuta ad una alterazione genetica per cui
l'emoglobina è alterata. Vi sono vari tipi di microcitemia, ma quella più
frequente in Italia è la ßtalassemia detta anche anemia mediterranea. La
lettera greca "ß" (beta) sta ad indicare che l'errore genetico causa
una alterazione nella produzione delle catene ß dell'emoglobina, per cui queste
saranno prodotte solo in minima quantità e rimpiazzate da catene γ (gamma) e δ
(delta) in modo da formare emoglobina fetale ed emoglobina A2, meno efficaci
dell'emoglobina tipo adulto o emoglobina A. I geni che codificano le catene ß
dell'emoglobina (insieme a quelli delle catene δ e γ) sono localizzati sul
cromosoma 11 ed attualmente si conoscono più di 150 mutazioni che causano una
ß-talassemia. I globuli rossi che così si formano sono più "fragili"
ed hanno una vita media più breve dei 120 giorni del globulo rosso normale. Pertanto,
in seguito a ciò, i globuli rossi vengono continuamente distrutti e
rimpiazzati. Questa distruzione causa, nei soggetti con la malattia. Inoltre in
questi pazienti il midollo osseo, produttore di tutte le cellule del sangue,
non riesce a star dietro alla distruzione dei globuli rossi alterati; tale
fenomeno è detto "eritropoiesi inefficace" con conseguente anemia
marcata. Pertanto i bambini affetti da tale patologia hanno la necessità di
trasfusioni continue e di una terapia che prevenga l'accumulo di ferro negli
organi. Dell'anemia mediterranea vi sono 3 quadri clinici che si distinguono
tra loro per gravità crescente:
Portatore asintomatico : è caratterizzato da assenza di sintomi clinici, aumento del numero dei globuli rossi con riduzione del loro volume (da ciò il nome di microcitemia), riduzione della concentrazione di emoglobina contenuta nei globuli rossi e alterazione della loro forma.
Talassemia intermedia : in questo gruppo eterogeneo di pazienti sono compresi casi con gravità differente, da forme minime con lievi manifestazioni cliniche a casi più gravi a volte simili alla forma grave detta malattia di Cooley. In questi casi c'è un marcato aumento dell'emoglobina fetale.
Talassemia major o malattia di Cooley : è la forma più grave di microcitemia, caratterizzata da anemia marcata (l'emoglobina è di solito inferiore a 8 g%). Compare generalmente entro i 2 anni di età e, per sopravvivere, richiede periodiche trasfusioni di sangue per tutto il corso della vita, oltre all'uso di farmaci specifici.
La terapia è diversa a seconda della gravità della malattia: non c'è bisogno di alcuna terapia nella forma di portatore asintomatico; in certe situazioni in cui vi è un aumentato fabbisogno si può somministrare acido folico per aiutare il midollo osseo nella sua produzione. Nei casi di talassemia intermedia si somministrano farmaci ferrochelanti (quelli che catturano il ferro in eccesso) e acido folico; spesso questi pazienti, dopo i 4-5 anni, vengono sottoposti a splenectomia (asportazione della milza) per ridurre la distruzione dei globuli rossi che normalmente avviene in quest'organo.Nei casi di talassemia major o malattia di Cooley la terapia si basa su trasfusioni periodiche (ogni 20-30 giorni) in modo da mantenere il livello di emoglobina intorno a 10-11 g% e sulla somministrazione di farmaci ferrochelanti.
La prevenzione si basa sull'identificazione dei portatori mediante esami del sangue (il cosiddetto screening per la microcitemia); nel caso che entrambi i genitori siano portatori sani, si può eseguire l'analisi del DNA fetale tramite prelievo di liquido amniotico (amniocentesi) o dei " villi coriali ". Nel caso solo 1 genitore sia portatore sano la coppia avrà il 50% di probabilità di concepire bambini anch'essi portatori sani e il rimanente 50% saranno figli sani. Mentre nel caso di entrambi i genitori portatori sani essi potranno avere 25 probabilità su 100 di concepire bambini sani, 50 probabilità su 100 di concepire bambini portatori sani e 25 probabilità su 100 di concepire bambini malati con la Talassemia major o malattia di Cooley.
Curiosità: l'anemia mediterranea deve il suo nome dal fatto che è stata per la prima volta osservata tra le popolazioni del bacino del Mediterraneo, in particolar modo in Sicilia e Sardegna. Si stima che in Italia siano circa 2,5 milioni le persone affette da anemia mediterranea, anche se per la maggior parte sono portatori sani. L'anemia mediterranea predispone allo sviluppo di diverse patologie. Innanzitutto, per compensare la carenza dei globuli rossi, il midollo osseo si sforzerà di produrne di più, con conseguente tendenza a formare ossa più lunghe e fragili e con il rischio di sviluppare osteoporosi .
Per quanto riguarda la milza , essa andrà incontro ad un ingrandimento dell'organo che, inoltre, viene distratto da altre sue funzioni, come quella di contribuire alla difesa dell'organismo dalle infezioni. Le frequenti trasfusioni di sangue, previste dal trattamento dell'anemia mediterranea in forma grave, creano un accumulo di ferro, con il rischio di una tossicosi che può danneggiare gli organi, come il fegato e il cuore . Se viene diagnosticata in tempo, l'anemia mediterranea non impedisce di condurre una vita pressoché normale. Il sospetto dell'anemia mediterranea può sorgere con una visita dopo la nascita, per la comparsa di una sintomatologia suggestiva (come ittero e scarso accrescimento).
Oltre che sui sintomi, la diagnosi si basa sull'esecuzione di alcuni esami del sangue per determinare:
• Quantità e tipo di emoglobina;
• Numero e volume dei globuli rossi.La diagnosi è confermata, poi, da test genetici.
Inoltre, sono riscontrabili segni emolitici associati all'eritropoiesi inefficace, con iperbilirubinemia indiretta , ipersideremia e iperferritinemia . Durante la gravidanza , è possibile verificare se il bambino nascerà con anemia mediterranea, mediante la diagnosi prenatale sui villi coriali o l' amniocentesi . Lo screening prenatale è importante soprattutto nelle aree di maggior diffusione. Per i futuri genitori che desiderano sapere se sono portatori sani di anemia mediterranea è possibile sottoporsi allo studio dell'emoglobina, per il quale è necessario un semplice prelievo di sangue. La giusta attenzione all'attività fisica e all'alimentazione, insieme alla terapia più idonea, possono migliorare significativamente la qualità di vita delle persone che sono affette da anemia mediterranea.









