Il Glutine

Il glutine è una miscela proteica (gliadina e glutenina) contenuta nel frumento e in altri cereali, quali segale, farro, orzo, avena, e in alcuni alimenti come farina, amido di frumento, pangrattato, pasta e tutti i prodotti da forno. Il glutine è così tanto diffuso perchè le sue caratteristiche lo rendono utilissimo nelle lavorazioni industriali, per rendere gli impasti elastici e viscosi, da qui la definizione di glutine quale “proteina collante”.
Ad oggi sono tante le persone che avvertono fastidi nell'assunzione di alimenti contenenti il glutine. Clinicamente si distinguono tre quadri clinici diversi: la celiachia, la sensibilità al glutine e la allergia. I sintomi principali sono dolori addominali, diarrea ma anche cefalee e dolori muscolari. Tutti e tre hanno una caratteristica comune: rinunciando al glutine i sintomi migliorano. Fatta eccezione per le persone celiache o con intolleranza al glutine, questo non deve essere assolutamente eliminato dalla dieta! Infatti da recenti studi si è visto che la sua esclusione dalla dieta aumenterebbe il rischio cardiovascolare, così come le tanto decantate proprietà dimagranti sono vere e proprie leggende!
Approfondiamo: la celiachia è una malattia autoimmune di cui soffre fino all’1% della popolazione e che viene provocata dal glutine, la proteina collante. Già piccolissime quantità di glutine possono provocare disturbi. Se non si modificano le abitudini alimentari , i villi intestinali regrediscono e la mucosa danneggiata dell’intestino tenue non è più in grado di metabolizzare sufficientemente le sostanze nutritive, con conseguente malnutrizione.
La celiachia è una infiammazione cronica dell'intestino tenue, scatenata dall'ingestione di glutine in soggetti geneticamente predisposti. Può colpire individui di tutte le età e riconosce una predisposizione genetica. Generalmente (forma classica) i sintomi si presentano allo svezzamento e comprendono diarrea cronica, dolore addominale, gonfiore addominale, ritardo della crescita nei bambini e astenia. In certi casi (forme atipiche) questi sintomi possono essere assenti e possono esservi sintomi extraintestinali, soprattutto neurologici e correlati al malassorbimento.
In questi casi la diagnosi è spesso fatta in età adulta. Nei bambini la celiachia si sviluppa nei primi anni di vita, spesso già dopo lo svezzamento quando passano dal latte materno ai cibi contenenti glutine. Se non la si scopre in tempo, i bambini potrebbero soffrire di disturbi di crescita e sviluppo . I bambini che soffrono di celiachia hanno spesso una costituzione esile, sono facili al pianto e molto sensibili. La celiachia è una malattia a predisposizione genetica. In altre parole al momento della nascita un individuo porta già con sé i geni legati alla malattia celiaca. Si tratta tuttavia di una condizione necessaria ma non sufficiente, per cui l'essere portatori del gene anomalo non significa necessariamente ammalarsi ma soltanto avere una maggiore probabilità di farlo. D'altro canto l'assenza di questi geni preclude la possibilità di contrarre la celiachia.
Un'altra particolarità della malattia è quella di essere autoimmune. Secondo tale caratteristica il consumo di glutine causa in un individuo predisposto un'eccessiva risposta immunitaria che va a colpire le cellule dell'intestino tenue deputate all'assorbimento dei nutrienti. Questo tratto di intestino è ricco di sporgenze chiamate villi intestinali che servono ad assorbire i nutrienti. Quando queste vengono attaccate, perdono la capacità di assorbimento e ciò priva gli organi come cervello e fegato di nutrienti essenziali per il corretto funzionamento
La celiachia viene clinicamente classificata in diverse tipologie a seconda della sintomatologia che assume.
Se non viene diagnosticata in tempo ed adeguatamente curata la celiachia può condurre a fenomeni molto gravi soprattutto in giovane età (celiachia tipica). La progressiva distruzione dei villi intestinali conduce infatti a malattie importanti e talvolta irreversibili come infertilità, aborti ripetuti, arresto della crescita, ipotiroidismo, alopecia, diabete e tumori intestinali. La celiachia può inoltre associarsi ad altre malattie autoimmuni come l'artrite remautoide.
Oltre che al termine dello svezzamento la malattia celiaca può insorgere o aggravarsi anche in età adulta a causa di stress fisici o psicologici importanti (maternità, traumi ed incidenti, infezioni intestinali, operazioni chirurgiche). L'intolleranza al glutine si può accompagnare ad ulteriori allergie o intolleranze alimentari come quella al lattosio. In quesi casi la lista degli alimenti consentiti viene impoverita ulteriormente creando non pochi disagi al paziente.
E' bene ricordare che la celiachia insorge soltanto, ma non
necessariamente, negli individui geneticamente predisposti.
La somiglianza con altre malattie rende la patologia celiaca di difficile diagnosi. Soprattutto quando insorge in età adulta sono necessarie numerose visite specialistiche prima di accorgersi che l'origine dei disturbi è legata alla sua presenza. In altri casi può accadere che il paziente si autoconvinca della normalità dei sintomi omettendo di riportarli al medico curante. Per questo motivo si stima che almeno 300.000 Italiani convivano ogni giorno con la celiachia senza esserne a conoscenza.
Dato che in presenza di celiachia vi è un considerevole aumento della produzione di specifici anticorpi, un semplice esame del sangue può aiutare la diagnosi. In caso di positività solo la biopsia dell'epitelio intestinale potrà confermare l'effettiva presenza della patologia. Tale tecnica diagnostica si basa sul prelievo di un piccolo campione di tessuto tramite l'inserimento di un sottile e lungo tubo per via orale. Il modo più semplice di diagnosticare la celiachia rimane comunque quello di sospendere l'assunzione di alimenti contenenti glutine verificando se vi è o meno una regressione dei sintomi.
Gli esami utilizzati per la diagnosi comprendono essenzialmente l'anamnesi
e l'osservazione obiettiva del paziente,
la ricerca di specifici anticorpi
ed autoanticorpi nel suo sangue, l'esecuzione del breath
test al sorbitolo, l'esame
delle feci, e, in ultima analisi, la biopsia
duodenale.
Prima di sottoporsi a questi esami è importante che il paziente mantenga le
proprie abitudini dietetiche, salvo diversa prescrizione medica. Se ad esempio
il soggetto smette di assumere alimenti contenenti
glutine
potrebbe
risultare falsamente negativo ai test utilizzati per la diagnosi di celiachia,
quindi apparire sano nonostante la malattia.
In questa fase preliminare il medico cerca di evidenziare i sintomi, ovvero le sensazioni riferite dal paziente sulla propria
condizione di salute, ed i segni clinici (sintomi obiettivi rilevati dallo
stesso medico) tipici della celiachia. Questi sintomi sono essenzialmente di
origine gastrointestinale ed includono dispepsia, diarrea
o stipsi, malessere, flatulenza e distensione addominale; in uno stadio avanzato tali sintomi, tipici delle sindromi
da malassorbimento, si affiancano a quelli da malnutrizione: bassa statura
nei bambini,
ritardo puberale, perdita di peso, anemia da carenza di ferro
e folati, deficit vitaminici, osteoporosi. Si ricorda
tuttavia come lo spettro clinico di questa patologia sia estremamente vario ed
eterogeneo, anche per quanto riguarda l'intensità dei sintomi, che possono
presentarsi in maniera severa o estremamente sfumata.
L'estrema variabilità del quadro
clinico della celiachia, e la sua somiglianza a quello tipico di altre malattie
(sindrome da contaminazione batterica del tenue, morbo di Crohn, sindrome
del colon irritabile ed insufficienza
pancreatica) impone che, di fronte al sospetto clinico, vengano eseguiti
ulteriori esami di accertamento.
Tra i test di prima linea si ricorda il dosaggio ematico di particolari anticorpi ed autoanticorpi, come la transglutaminasi anti-tissutale (tTGA, le più usate a fini diagnostici), gli anticorpi anti-endomisio (EMA, diretti contro le componenti delle cellule intestinali dell'organismo) e gli anticorpi antigliadina (AGA, rivolti verso componenti del glutine e meno importanti dal punto di vista clinico per l'alto tasso di falsi positivi).
Se i livelli di questi anticorpi appaiono superiori alla norma, il paziente è probabilmente celiaco e per questo candidabile ad ulteriori esami di accertamento. Pazienti con elevati titoli anticorpali di transglutaminasi anti-tissutale ed anticorpi anti-endomisio hanno una probabilità di oltre il 95% di essere celiaci.
Una positività al breath test al sorbitolo indica quindi un problema di
malassorbimento intestinale, comune tra i soggetti celiaci ma anche ad altre
malattie, ad esempio in caso di insufficienza pancreatica, sindrome da
contaminazione batterica del tenue, sindrome dell'intestino
corto e morbo di
Crohn.
L'esame delle feci
viene
scarsamente utilizzato per la diagnosi di celiachia, anche se può essere utile
per individuare i pazienti da sottoporre ad ulteriori indagini (metodica di
screening). In presenza di sindromi da malassorbimento è possibile riscontrare
un'eccessiva quantità di grassi nel campione fecale (steatorrea) ed un pH acido delle feci. Similmente al breath test al sorbitolo, la positività al test si
registra in presenza di ogni generica causa di malassorbimento intestinale.
La biopsia ad oggi viene usata per la diagnosi di celiachia, cioè è l'esame che lascia minor spazio ad errori
metodologici e di interpretazione dei risultati. Si tratta di un esame
invasivo, eseguito sui soggetti positivi ai precedenti test.
L'esame si effettua mediante esofagogastroduodenoscopia , durante la quale un lungo e sottile tubicino flessibile viene inserito attraverso la cavità orale e fatto scendere lungo l'esofago fino allo stomaco e al primo tratto dell'intestino. Tale strumento è dotato di una telecamera con fonte luminosa e attraverso il tubicino possono essere fatti scorrere micro-strumenti chirurgici per recedere piccoli campioni della mucosa intestinale, successivamente osservati in laboratorio.
Dal momento che la celiachia sovverte la normale architettura della mucosa intestinale, con appiattimento dei villi, l'esame citologico consente di confermare o di escludere con certezza pressoché assoluta la celiachia. L'esame perde valore diagnostico in presenza di allergie al latte o alle proteine della soia, malattie comunque rare e a comparsa perlopiù infantile che si accompagnano a reperti istologici sovrapponibili; analogo discorso in presenza di gastroenteriti virali che possono tuttavia essere riconosciute a priori per la comparsa improvvisa dei sintomi, per la loro gravità e per il loro andamento nel tempo.
Di fronte a una diagnosi di celiachia, il solo intervento terapeutico efficace consiste nell'esclusivo
consumo di alimenti senza glutine
. Per la maggior parte dei soggetti, questo approccio dietetico
conduce alla completa scomparsa dei sintomi clinici e alla remissione delle
lesioni intestinali. Purtroppo, l'allontanamento del glutine dalla dieta limita
le scelte alimentari del celiaco, data la necessità di astenersi dal consumo di
vari cereali, incluso il frumento, e relativi derivati (pane, pasta, biscotti, dolci ecc.).
Fortunatamente, l'aumentata sensibilità nei confronti della patologia e la sua
importante diffusione (secondo alcune fonti interesserebbe oltre mezzo milione
di italiani) hanno portato allo sviluppo di numerosi prodotti dietetici
destinati a questa fascia di popolazione.
A fianco degli alimenti naturalmente privi di glutine, è oggi possibile acquistare vari surrogati di pane, pasta e prodotti da forno, realizzati con farine alternative naturalmente prive di glutine.
Secondo l'associazione italiana celiachia (AIC), un alimento, per poter essere
definito " senza glutine
", non deve contenere più di
20 mg di glutine per Kg (20 ppm - parti per milione).
Nonostante l'apparente assenza di glutine, potrebbe esservi stata una
contaminazione durante il ciclo produttivo, cosa piuttosto comune negli
stabilimenti che lavorano derivati del frumento o altre farine contenenti
proteine tossiche per il celiaco.
Il simbolo della “spiga barrata” - costituito da un disegno di fantasia che
ritrae una spiga di grano tagliata da un segmento - rappresenta una
certificazione di idoneità all'alimentazione del celiaco sviluppata dall'AIC
(Associazione Italiana Celiachia).
La spiga barrata è un metodo facile e sicuro per evidenziare l'assenza di
glutine nei prodotti offerti dal mercato, dato che è il frutto della
sottoscrizione di un contratto tra AIC e azienda produttrice, con conseguente
verifica dell'idoneità dei prodotti da parte dell'associazione italiana
celiachia.
Tutti i prodotti a “Marchio Spiga Barrata” vengono automaticamente inseriti nel “Prontuario AIC degli Alimenti”, una pubblicazione edita con frequenza annuale che raccoglie, a seguito di valutazione, anche quei prodotti che - seppur non ideati specificamente per una dieta particolare - risultano comunque idonei al consumo da parte del soggetto celiaco
10 regole fondamentali
per la
dieta senza glutine
1. Leggere attentamente le etichette alimentari all'acquisto. Consultare l'elenco degli ingredienti e cercare la “spiga barrata”. Se un cereale contenente glutine è stato usato come ingrediente (non importa in che misura), sarà menzionato nella lista degli ingredienti;
2. Utilizzare sostituti senza glutine al posto di alimenti contenenti glutine. Pasta, pane e cracker tradizionali contengono glutine, pertanto, senza dover sopportare alcuna rinuncia, è possibile scegliere le alternative senza glutine che si trovano nella maggior parte dei supermercati e nei negozi di prodotti sanitari. I celiaci ufficialmente diagnosticati possono godere di una prescrizione medica.
3. Ricorda che la maggior parte degli alimenti che compongono la dieta è naturalmente priva di glutine. Frutta e verdura fresche, carne, pollame, pesce, formaggio e uova sono naturalmente privi di glutine. Utilizzate questi cibi come ingredienti fondamentali dei pasti, evitando i prodotti già “elaborati”, in modo da poter scegliere autonomamente il tipo di cereale/farina/derivato da impiegare nella ricetta.
4. Utilizzare i cereali e le farine senza glutine. Seguire una dieta priva di alimenti con glutine non significa escludere tutti i semi, le farine e i cereali. Quinoa,mais e polenta, grano saraceno, riso , miglio e tapioca sono solo alcuni dei grani naturalmente privi di glutine che possono essere inclusi nella dieta. Basta controllare le etichette per assicurarsi che i prodotti non siano contaminati. Scambiate il pangrattato tradizionale con le briciole di polenta, optate per il grano saraceno come ingrediente per la pasta e provate i nuovissimi pseudocereali (amaranto, quinoa ecc).
5. Conoscere gli alcolici privi e contenenti glutine. Sono senza glutine: sidro, vino, sherry, liquori e porto. Le birre senza glutine sono ormai diffuse in vari supermercati e ristoranti, ma assicuratevi di bere solo quelle con la “spiga barrata”.
6. Non rinunciare alla convivialità. Seguire una dieta senza glutine non significa rinunciare a mangiare fuori; è sufficiente prestare molta attenzione.
7. Prestare attenzione alla contaminazione crociata. Poco glutine è sufficiente a causare sintomi per il celiaco; pertanto, assicurati di minimizzare il rischio di contaminazione crociata lavando le superfici della cucina prima dell'uso, utilizzando recipienti e strumenti separati, limitando lo spargimento di briciole e farina con glutine, e considerando i cibi per celiaci mono-dose.
8. Evitare gli alimenti contenenti glutine occulto. Un sacco di prodotti, soprattutto le salse, contengono farina di frumento come addensante (quindi glutine); leggi l'etichetta ed escludi qualsiasi prodotto “sospetto”.
9. Sperimentare nuove ricette. Trova il giusto sostituto senza glutine (più gradito) per i soliti ingredienti contenenti glutine, in modo da poterli rimpiazzare sistematicamente e velocemente.
10. Ricorda che i pasti senza glutine possono essere altrettanto sani e gradevoli.









